Convento Santuario di San Pio da Pietrelcina, 26 aprile 2025, s. Antonino

Le Figlie Spirituali
Campanile Nina

Nina Campanile nacque a San Giovanni Rotondo (FG) l'8 settembre 1893. Conseguì il diploma magistrale e insegnò nelle scuole elementari del paese. Il 5 ottobre 1916, accompagnata dalla collega Vittorina Ventrella, si recò da Padre Pio per chiedergli se il fratello Pasqualino, morto sul fronte il 16 settembre di quell'anno, si era o meno salvato. Padre Pio, come lei stessa scrisse in un quaderno di Memorie, le rispose: «Se la misericordia di Dio si dovesse pesare da quel che voi pensate, gli uomini sarebbero tutti all'inferno. È salvo, sì, e ha bisogno di suffragi». Da quel giorno divenne discepola e figlia spirituale del «monaco santo». Fu destinataria di una meravigliosa lettera che il venerato Padre le inviò mentre faceva un corso di esercizi spirituali, nel mese di novembre del 1922, nella quale rivelò le sue lotte interiori prima di entrare nel chiostro, il suo amore per la vita consacrata «sotto la bandiera del Poverello d'Assisi», e la «missione grandissima» affidatagli da Dio» (cf. Epist. III, 1005-1010). Nina, su consiglio di Padre Pio, emise il voto di castità e lo rinnovò ogni anno nel giorno dell'Immacolata. Visse una vita santa, frequentò assiduamente i sacramenti e si raffinò spiritualmente nella sofferenza. Morì, a 95 anni, il 9 gennaio 1989.

Col pensiero e nella confessione non si deve tornare alle colpe accusate nelle confessioni precedenti. Per la nostra costrizione Gesù le ha perdonate al tribunale della penitenza. Là egli si è trovato dinanzi a noi e alle nostre miserie come un creditore di fronte a un debitore insolvibile. Con un gesto in infinita generosità ha lacerato, ha distrutto le cambiali da noi sottoscritte peccando, e che non avremmo certo potuto pagare senza il soccorso della tua clemenza divina: Tornare su quelle colpe, volerle riesumare soltanto per il dubbio che non siano state realmente e largamente rimesse, non sarebbe forse da considerare come un atto di diffidenza verso la bontà della quale aveva dato prova, lacerando egli stesso ogni titolo del debito da noi contratto col peccare?... Torni, se ciò può essere motivo di conforto alle anime nostre, torni pure il pensiero alle offese arrecate alla giustizia, alla sapienza, alla infinita misericordia di DIO: ma solo per piangere su di esse le lacrime redentrici del pentimentoe dell'amore ( GF, 169 ).

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