Convento Santuario di San Pio da Pietrelcina, 26 aprile 2024, s. Antonino

Le Figlie Spirituali
Morgera Giuseppina

Giuseppina Morgera nacque a Casamicciola (NA) il 1º gennaio 1885. Fece la prima comunione all'età di sei anni, nella chiesa della Madonna del Buon Consiglio alla Marina, dove lo zio era parroco. In un primo tempo pensò di farsi suora, ma la salute glielo impedì. Fu curata dal prof. Giusepe Moscati, il medico santo canonizzato dalla Chiesa il 25 ottobre 1987. Dopo averne sentito parlare da Raffaelina Cerase, che frequentò Casamicciola per cure termali, incontrò Padre Pio nel 1915 e anche successivamente, nel periodo in cui il Padre prestò servizio militare a Napoli, presso l'Ospedale della Trinità. Rimase a lui molto ligata e si lasciò guidare nelle vie dello spirito mediante corrispondenza epistolare, pubblicata a cura di Felice d'Onofrio e Pietro Zarrella in «Dolcissimo Iddio», Edizioni Piemme Casal Monferrato 1944. Di Giuseppina Morgera Raffaelina Cerase scrisse a Padre Pio: «Voleva farsi adoratrice perpetua, ma Gesù dispose altrimenti ed ora spiega la sua opera di bene tra i fanciulli e le ragazze; il suo è un continuo apostolato, un vero esemplare di virtù in quel piccolo centro». Padre Pio, a sua volta, ne tratteggiò il profilo al padre Agostino di San Marco in Lamis con queste parole: «Quell'anima di Napoli non cammina, ma vola per la strada del divino amore. È un vero angelo rivestito di spoglie umane. Ella morrà consumata dal divin fuoco. Grandi cose il Signore ha operato in lei, ed altre più grande cose opererà ancora, innanzi di chiamarla a sé» (Epist. I, 856) Giuseppina Morgera volò al Cielo il 27 luglio 1974.

Col pensiero e nella confessione non si deve tornare alle colpe accusate nelle confessioni precedenti. Per la nostra costrizione Gesù le ha perdonate al tribunale della penitenza. Là egli si è trovato dinanzi a noi e alle nostre miserie come un creditore di fronte a un debitore insolvibile. Con un gesto in infinita generosità ha lacerato, ha distrutto le cambiali da noi sottoscritte peccando, e che non avremmo certo potuto pagare senza il soccorso della tua clemenza divina: Tornare su quelle colpe, volerle riesumare soltanto per il dubbio che non siano state realmente e largamente rimesse, non sarebbe forse da considerare come un atto di diffidenza verso la bontà della quale aveva dato prova, lacerando egli stesso ogni titolo del debito da noi contratto col peccare?... Torni, se ciò può essere motivo di conforto alle anime nostre, torni pure il pensiero alle offese arrecate alla giustizia, alla sapienza, alla infinita misericordia di DIO: ma solo per piangere su di esse le lacrime redentrici del pentimentoe dell'amore ( GF, 169 ).

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